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CHIESA DI SAN MARTINO
  La chiesa plebana di San Martino Sull'antica strada di origini romane sorge la Chiesa maggiore di Bollate dedicata a S. Martino vescovo di Tours. Si è visto più sopra che la chiesa ha subìto numerosi e imponenti rifacimenti nel corso dei secoli. E' assai probabile che la prima chiesa plebana si trovasse nella parte sottostante il "castellum de flumine" come riportato da un'antica pergamena, forse costruita sopra il preesistente edificio di una basilica romana. Questa antica chiesa nel Settecento era ancora la canonica ma nell'Ottocento se ne perde ogni traccia. L'edificio che la sostituì sorse probabilmente nella zona attuale macon un diverso orientamento. Di certo l'antica chiesa doveva avere l'orientamento canonico, cioè l'altare rivolto ad est e non a nord come l'attuale. Una posizione comunque antica se si pensa che, già nel 1573, l'Arcivescovo Carlo Borromeo ordina espressamente di spostare l'altare ad estsecondo le norme e di effettuare tutti i lavori di sistemazione da lui imposti, come lo spostamento di alcune cappelle gentilizie addossate senza criterio attorno all'altare. I suoi ordini non vennero eseguiti ma si fece il disegno di una nuova chiesa la cui costruzione iniziò nel 1583 e terminò soltanto a metà Seicento dopo molte interruzioni. La decisione di rifare la chiesa scaturisce daun legato testamentario, redatto nel 1583, voluto dal nobile Giovanni Francesco Arese, ricchissimo mercante bollatese che lasciò scritto: "Sendo la chiesa di BoIate apelatta Santo Martino si è in malessere et è bisogno redificharla, bonaparte, perciò li lego e lasso, quando se redificharà, lire ottocento imperiali e ciò oltre la calzina e prede già donatoli pagabili alli gentlhomini o hominide la terra che avrano la cura di detta fabricha alla giornatta, secondo si anderà facendo detta fabricha e sendo io in vitta glieli pagarò CH) e sendo io morto voglio che li miei heredi et sucessori li pagano C..) perché non intendo che vadino in altro uso che per redifichar detta chiesa a onore e gloria di Nostro Signore CH)'" Non vi sono studi riguardo ai lavori proseguiti dagli Arese nel XVII secolo, sappiamo soltanto che in questo secolo che la chiesa mutò orientamento e che fu nuovamente consacrata nel 1748 in occasione della visita pastorale dell'arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli. Sappiamo inoltre da una lapide che altri lavori furono eseguiti nel 1763, probabilmente riguardarono la facciata e l'altare ma non abbiamo altri elementi a proposito. Nel 1798 è da segnalare l'acquisto di un nuovo organo, di recente restaurato,in sostituzione di quello antico.
Cappella della Madonna della Neve di Bollate
  L'edificio nel quale la Cappella è collocata risale al XV secolo, è di proprietà della famiglia Radice Fossati che, proprio da questi territori, ha preso origine. La Cappella, a pianta quadrata, presenta un soffitto a cassettoni lignei con travi portanti, nello spazio sacro si trova l'altare con l'affresco della Madonna in trono col Bambino dal quale la Cappella prende nome. La Vergine siede su un trono architettonico a nicchia, sormontato da una conchiglia, e il Bambino è raffigurato in piedi sulle sue ginocchia. La composizione è quindi impostata su di una prospettiva verticale - mistica, secondo un modello piuttosto frequente nell'arte rinascimentale lombarda, molto utilizzato, in particolare, da Bernardino Luini a cui questo affresco sembra ispirarsi.
VILLA ARCONATI
  Villa Arconati ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un gioiello di creatività ed estro architettonico ed artistico, frutto di ripetuti interventi di mani diverse, il cui valore che va ben oltre l'ambito territoriale locale, si dispiega mediante un approccio che sia prima di tutto visivo e spaziale e non semplicemente racchiuso nelle ristrettezze di un arido resoconto da manuale. Vivere il Castellazzo significa e necessita percorrere i suoi spazi, i suoi giardini, i suoi giochi, le sue sale affrescate lasciando agli occhi avidi e indiscreti la possibilità di penetrare e gustare fino in fondo tutto il suo fascino e le sue continue sorprese. Oggi Villa Arconati vive un momento di ritrovato splendore che per ora è limitato solo al periodo della calura estiva, forse idealmente a ricordare che anche nel passato si lasciava la canicola cittadina alla ricerca di refrigerio nelle campagne fuori porta. E le occasioni in questo caso non mancano certo. Il prestigioso Festival musicale di Villa Arconati che per la qualità e l'importanza degli artisti presenti nelle passate edizioni ha assunto ormai una rilevanza ed un interesse a livello regionale.
STATUA ROMANA DI POMPEO MAGNO
  Il primo grande collezionista della famiglia fu Galeazzo Arconati nel Seicento che, tenace cacciatore di opere d'arte e artefice del revival leonardesco, si era recato più volte a Roma per un viaggio che all'epoca si riteneva imprescindibile per la formazione accademica. La sua raccolta di marmi classici, dipinti, disegni, gessi e fogli leonardeschi era considerata all'epoca tra le più importanti del capoluogo lombardo. Nella Villa di Catellazzo egli allestì un museo nel quale collocò numerose opere scultoree e predispose un laboratorio per la manutenzione delle statue del giardino e l'esecuzione di copie. Principi, re, mercanti d'arte e collezionisti, viaggiatori curiosi venivano ad ammirare la collezione. Una delle attrattive principali era sicuramente rappresentata dalla statua in marmo di Pompeo Magno alta circa tre metri e mezzo che, trainata da buoi e scortata da uomini a cavallo, Galeazzo aveva fatto portare da Roma nel 1627 come testimonia la lapide da lui fatta apporre ai piedi della scultura. La statua rimase nel giardino nell'omonimo teatro fino a quando nel 1742 Giuseppe Antonio la trasferì nel museo. La leggenda riferisce che questa sia la scultura ai cui piedi venne ucciso Giulio Cesare. Oggi è collocata scenograficamente in una ampia nicchia affrescata del Museo della Villa dove la si può ammirare in tutta la sua classica bellezza e possanza.